Incontro di alto livello sull’invecchiamento attivo ed autonomo Notizie Incontro di alto livello sull’invecchiamento attivo ed autonomo
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Incontro di alto livello sull’invecchiamento attivo ed autonomo

Il 13 Febbraio 2023

Il 13 e 14 febbraio EFFE è stata invitata a partecipare ad un incontro ministeriale di alto livello sull’invecchiamento attivo ed autonomo organizzato dalla Presidenza svedese del Consiglio europeo. Sono state invitate un centinaio di persone, tra cui rappresentanti politici e alti funzionari degli stati membri dell’UE, dei rappresentanti della Commissione europea, delle organizzazioni della società civile, dei partner del dialogo sociale e del mondo accademico. L’obiettivo principale dell’incontro era individuare e analizzare le sfide e le opportunità derivanti dai cambiamenti demografici, al fine di permettere dei percorsi professionali più lunghi e sostenibili e trattenere i lavoratori con le competenze adeguate.

Anna Tenje, ministro svedese per la terza età e la previdenza sociale

La riunione è stata aperta da Anna Tenje, ministro svedese per la terza età e la previdenza sociale e da Dubravka Šuica, vicepresidente della Commissione europea e Commissaria per la democrazia e la demografia. Secondo il ministro, le principali criticità a cui deve far fronte il settore sono la carenza di manodopera e l’invecchiamento della popolazione, oltre all’incremento degli oneri sociali, ossia i costi dei servizi di cura e delle pensioni. Sarà perciò fondamentale mettere a disposizione le risorse necessarie per garantire la resilienza del sistema di assistenza. A suo avviso, ciò significa avere la capacità di ammortizzare la situazione per coloro che non son più in grado di lavorare e di fornire delle cure di lunga durata accessibili e di qualità. Parallelamente, ha incoraggiato chi è ancora capace di lavorare a proseguire la propria carriera. A tale scopo, il ministro Tenje ha raccomandato di lottare contro le discriminazioni legate all’età e di sviluppare un miglior sistema di riconoscimento delle competenze e possibilità di riconversione più agevoli. Dal canto suo, la Commissaria europea ha affermato che la pesante tendenza dell’invecchiamento avrà probabilmente un impatto notevole non solo sulle politiche sociali, ma anche sulla coesione territoriale. Ovviamente ha citato le iniziative intraprese dalla Commissione, segnatamente la strategia per l’assistenza volta a migliorare la situazione degli assistenti -siano essi formali o informali- e a colmare il divario occupazionale tra donne e uomini. Ha insistito sulla necessità di investire nelle cure di lunga durata e nei sistemi di protezione sociale, nonché sulla tessitura di partenariati per creare un’atmosfera accogliente per le persone anziane.

Per il primo panel «Permettere dei percorsi professionali più lunghi e sostenibili», è stato chiesto a Signe Riisalo, ministro estone per la protezione sociale, e ad alcune parti sociali (Age Europe, Business Europe e CES) di riflettere sulle misure politiche volte a rafforzare le opportunità, a incrementare gli incentivi e a ridurre gli ostacoli affinché le persone possano estendere ulteriormente il loro percorso professionale. L’obiettivo della presidenza svedese era quello di sottolineare che sono necessari degli sforzi da parte di vari attori per permettere dei percorsi professionali più lunghi e sostenibili in seno all’UE. L’importanza dell’apprendimento continuo è stata evidenziata, sollevando le questioni del miglioramento sia delle competenze che dell’ambiente di lavoro. Gli oratori hanno sottolineato che per il momento la realtà è ben diversa. L’età rimane un fattore di discriminazione e le condizini di lavoro continuano ad essere difficili. Per garantire un percorso professionale sano, bisognerebbe assicurare un sistema perenne di protezione sociale, mentre attualmente ci si affida essenzialmente al settore dell’assistenza.

Nonostante gli stati membri abbiano ammesso la necessità di migliorare le condizioni di lavoro, Sándor Czomba -vicesegretario di stato ungherese e rappresentante del ministero per lo sviluppo economico-, Martina Štěpánková, -ministro ceco per il lavoro e gli affari sociali responsabile dei fondi europei e della cooperazione internazionale- e Raf Boey -consulente del dipartimento del lavoro e dell’economia sociale del governo fiammingo in Belgio- hanno insistito sul bisogno di investire in materia di competenze. Ciò rientra nel loro approccio volontario: offrire delle opportunità di perfezionamento o riqualificazione porta a migliori condizioni di lavoro, in particolare per coloro che non sono momentaneamente in grado di proseguire la propria carriera ma desiderano ugualmente continuare a lavorare.

Il secondo giorno l’evento si è incentrato su buone prassi ed idee innovative capaci di attrarre lavoratori con le opportune competenze nel settore delle cure di lunga durata. Anna Tenje ha posto l’accento sul fatto che i servizi di assistenza accessibili e a prezzi contenuti sono essenziali per una società equa, così come per l’autonomia e la solidarietà intergenerazionale. Benché abbia fatto riferimento ad un attenuamento del bisogno di assistenza dovuto alla maggiore longevità in migliori condizioni di salute, il ministro ha osservato che numerosi stati membri si affidano alle cure informali. Ha presentato la sfida della carenza di lavoratori essenziali per il funzionamento dei nostri settori di assistenza come un’opportunità, con un potenziale di quasi 8 milioni di posti di lavoro su scala europea. Il ministro Tenje ha dichiarato che se riusciremo a riorganizzare le nostre società per consentire dei percorsi professionali più lunghi e più sostenibili, a suo avviso la nostra competitività ne uscirà rafforzata e si genereranno in seno all’Unione europea crescita e prosperità economica.

Maria Jepsen, vicepresidente d’Eurofund, ha aperto il suo intervento enumerando le sfide che affronta il settore delle cure e proponendo un raffronto di esperienze di diversi stati membri. Ha illustrato la nozione di competenze adeguate, spiegando perché gli stati membri dell’UE faticano ad attirare e trattenere i lavoratori in possesso di tali competenze e immaginando come risolvere questo problema. Inoltre, ha avanzato una riflessione sul ruolo che la tecnologia potrebbe svolgere in futuro. Ha indicato che ci sono 44 milioni di assistenti formali ricorrenti presso famigliari / amici di persone anziane o disabili, principalmente donne e lavoratori stranieri. Secondo lei, per attirare e trattenere degli assistenti in possesso delle competenze adeguate, è necessario migliorare le condizioni di lavoro, elaborare politiche di approfondimento dell’istruzione e della formazione, mettere in atto delle iniziative per ridurre gli ostacoli all’occupazione e lanciare una campagna d’informazione che renda il settore dell’assistenza più interessante. Punto ancora più pregnante, ha dimostrato che i contratti collettivi hanno un considerevole impatto sulle condizioni di lavoro, sulle competenze e sulla retribuzione, contratti dai quali sono spesso esclusi i lavoratori domestici, i quali non rientrano nemmeno nelle statistiche. Ha reiterato l’importanza di passare da un sistema di cure in istituto ad un sistema di assistenza domiciliare per rispondere al desiderio dei destinatari delle cure, consentendo loro di rimanere presso la loro abitazione e proponendo una soluzione migliore per le finanze pubbliche.

Il secondo panel verteva poi sulla constatazione che gli stati membri hanno in comune varie criticità relativamente all’assunzione e al trattenimento di lavoratori con le adeguate competenze nel settore dell’assistenza. Nella sessione sono state trattate tematiche come le condizioni di lavoro, l’aggiornamento continuo delle competenze e la loro convalida, nonché il ruolo potenziale della tecnologia e delle innovazioni.

I rappresentanti degli stati membri delle presidenze – Francia, Repubblica ceca, Spagna, Belgio e Ungheria – hanno concluso entrambe le giornate con delle riflessioni sui diversi interventi e hanno condiviso le loro esperienze sulle società europee in fase di invecchiamento, parlando anche di come permettere dei percorsi lavorativi più lunghi e più sostenibili. L’invecchiamento demografico sembra essere una delle priorità del prossimo trio presidenziale.

In conclusione, l’incontro di alto livello ha dato vita ad un dibattito politico e ha messo in luce gli effetti concreti di alcune misure e politiche atte a promuovere un percorso lavorativo più lungo, constatando che nessun dispositivo a sé stante è sufficiente e che vari attori a diversi livelli della società devono simultaneamente essere motore del cambiamento. Tra decisori politici, parti sociali, datori di lavoro e istanze della società civile presenti è emerso un consenso sulla necessità di attrarre lavoratori con le appropriate competenze nel settore delle cure di lunga durata. Lo stesso tipo di consenso abbraccia anche l’importanza di affrontare gli ostacoli della transizione digitale e il suo ruolo. In effetti, per quanto sia importante incoraggiare dei percorsi lavorativi più lunghi e lottare contro la discriminazione relativa all’età, è ancora più importante creare le condizioni che permettano delle evoluzioni.

Al fine di raggiungere questo obiettivo, gli oratori concordavano sulla necessità da un lato di ridurre il fardello costituito dalle condizioni di lavoro che pesano sui lavoratori e, dall’altro lato, di investire nella formazione e nelle competenze. Il bisogno di sviluppare un forte dialogo sociale e dei contratti collettivi è stato esplicitato relativamente tardi, nonostante nel corso del dibattito sia stato presentato come essenziale per il miglioramento delle condizioni di lavoro. Per attirare e trattenere dei lavoratori nel settore dell’assistenza, bisogna coinvolgerli nella discussione. Purtroppo, questa considerazione non è emersa in tempo utile per invitare i rappresentanti del settore ad intervenire, sebbene diversi attori abbiano sottolineato la necessità della “svolta domiciliare” -per riprendere le parole del rappresentante francese Jean-Benoît Dujol-, ovvero la necessità di passare dal sistema di cure in istituto a quello di assistenza a domicilio.

Attraverso questa riunione di alto livello, la Presidenza svedese auspicava sottolineare l’importanza della condivisione di buone prassi e di idee innovative ed ha pertanto invitato gli stati membri ed altri partecipanti ad una riflessione congiunta sulle future soluzioni di fronte ad una società europea che invecchia.

EFFE è intervenuta per spiegare che i servizi alla persona e alla famiglia – e particolarmente laddove ci sia un rapporto di lavoro diretto- fanno parte delle soluzioni per superare le sfide legate all’invecchiamento della popolazione.

EFFE concorda con altri oratori sul fatto che i termini del dibattito sono chiari: la domanda di servizi di assistenza non potrà che aumentare dato l’invecchiamento della popolazione europea nei prossimi decenni. In quest’ottica, i decisori politici dovranno adottare un approccio cauto e ragionevole nelle politiche del settore dell’assistenza, un approccio basato sul rispetto delle persone e delle loro decisioni, che abbia al centro accessibilità, prezzi abbordabili e qualità e che sia compatibile con i modelli assistenziali dei 27 stati membri.

Tale politica è vitale per garantire che i cittadini europei possano liberamente scegliere tra assistenza in istituto e a domicilio.

Di conseguenza, EFFE chiede alla Commissione europea, al Consiglio europeo e al Parlamento europeo di:

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