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Dichiarazione congiunta: 100 miliardi di euro per la spesa sociale? Il diavolo è nei dettagli

09-10-2025

La Federazione Europea del Lavoro Domestico e dell’Assistenza Domiciliare (EFFE) e 51 importanti reti europee hanno cofirmato la dichiarazione congiunta intitolata «100 miliardi di euro per la spesa sociale? Il diavolo è nei dettagli». La dichiarazione arriva nel contesto delle negoziazioni in corso sul Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2028–2034 dell’Unione Europea.

Nel luglio 2025, la Commissione europea ha pubblicato la sua proposta per il futuro QFP. La proposta introduce diversi miglioramenti tecnici, come la armonizzazione dei regolamenti, la semplificazione del monitoraggio e una maggiore flessibilità. Queste disposizioni possono aumentare l’efficacia del futuro bilancio dell’UE, ma comportano anche alcuni rischi.

Un cambiamento importante è la proposta di creare i Piani di partenariato nazionali e regionali (PNPR), che riuniranno diversi strumenti di finanziamento — tra cui il Fondo sociale europeo Plus (FSE+), il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), i fondi per migrazione, integrazione e gestione delle frontiere, e la Politica agricola comune (PAC) — all’interno di un unico quadro nazionale. I piani saranno istituiti nell’ambito del Regolamento sui PNPR, che includerà anche il Meccanismo dell’UE per le crisi e i fondi Interreg per la cooperazione transnazionale.

EFFE, insieme ai suoi partner europei, ha valutato la proposta della Commissione alla luce degli otto fattori chiave di successo già individuati per il futuro FSE+. I partner della coalizione rappresentano i servizi sociali, le organizzazioni della società civile, i sindacati, i fornitori di istruzione e formazione permanente e l’economia sociale.

La valutazione evidenzia gravi preoccupazioni riguardo alla capacità dell’attuale proposta di bilancio dell’UE di raggiungere i suoi obiettivi sociali e di realizzare il Pilastro europeo dei diritti sociali, mettendo in luce diverse criticità:

  • La perdita di una linea di bilancio dedicata al FSE+, sostituita da un obiettivo del 14% per la “spesa sociale” distribuito tra diversi fondi, con meno finanziamenti garantiti e maggiore dispersione;

  • Un passaggio verso una pianificazione nazionale più centralizzata, che indebolisce la partecipazione regionale e il coinvolgimento della società civile;

  • L’eliminazione delle quote minime per l’inclusione sociale, la lotta alla povertà infantile e la deprivazione materiale — con la conseguenza di non garantire più investimenti mirati ai gruppi esclusi o svantaggiati;

  • La soppressione delle condizioni abilitanti, che in passato assicuravano che gli Stati membri disponessero di strategie e garanzie efficaci prima di utilizzare i fondi europei — rendendo ora gli investimenti meno responsabili e potenzialmente meno efficaci.

La coalizione chiede quindi maggiori garanzie, un finanziamento sociale dedicato e un rafforzamento degli attori locali, affinché le ambizioni sociali dell’UE si traducano in un impatto reale sul territorio.

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