Il 18 e 19 settembre 2025, oltre duecento leader politici e partner sociali si sono riuniti in Portogallo in occasione del Forum Sociale di Porto, organizzato dal governo portoghese in collaborazione con la Commissione europea, il Parlamento europeo, il Consiglio europeo e la presidenza danese del Consiglio dell’UE.
L’evento ha fatto seguito al Vertice Sociale di Porto del 2021 – che aveva fissato tre grandi obiettivi sociali per il 2030 (occupazione, formazione, riduzione della povertà) – e all’edizione intermedia del 2023. EFFE ha partecipato attivamente a tutte e tre le edizioni per difendere le questioni specifiche del settore del lavoro domestico e dell’assistenza domiciliare.
Questa edizione si è svolta in un contesto segnato dalla crescente esigenza di coniugare competitività europea e giustizia sociale, sullo sfondo delle incertezze geopolitiche e delle transizioni verde e digitale. Le discussioni si sono articolate attorno a quattro temi principali:
In preparazione del Forum, è stata redatta una dichiarazione dai ministri del Lavoro dell’UE, dalle istituzioni europee e dai partner sociali. Essa ricorda che la spesa sociale non è un costo ma un investimento fondamentale per la prosperità dell’UE, e che il modello sociale europeo è una risorsa strategica di fronte alle sfide climatiche, all’invecchiamento demografico e alle realtà geopolitiche globali.
La dichiarazione sottolinea inoltre che la competitività europea deve basarsi non solo sulle infrastrutture e sull’innovazione, ma anche su lavori di qualità, progresso sociale ed eguaglianza di opportunità. Invita ad accelerare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi fissati nel 2021, affrontando al tempo stesso la definizione di qualità del lavoro – salari equi, condizioni di lavoro sicure e salubri, accesso alla formazione, parità di genere, contrattazione collettiva e protezione sociale efficace.
Rosario Palma Ramalho, ministra portoghese del Lavoro, ha sottolineato l’urgenza di sostenere le famiglie, anche finanziariamente, per affrontare le sfide dell’invecchiamento e del calo delle nascite. Ha inoltre richiamato lo sviluppo di politiche per l’assistenza a lungo termine e per i servizi di cura all’infanzia, al fine di alleviare il carico di cura che grava ancora in gran parte sulle donne, e una maggiore protezione dei lavori atipici, spesso caratterizzati da bassi salari, cattive condizioni di lavoro e copertura sociale insufficiente.
Roxana Minzatu, vicepresidente esecutiva e commissaria per l’Istruzione, i lavori di qualità e i diritti sociali, ha ricordato che competitività e dimensione sociale dell’Europa sono interdipendenti. La resilienza economica, ha sottolineato, può essere raggiunta solo con una forza lavoro qualificata, motivata e protetta. Ha proposto di integrare un quarto obiettivo – la qualità del lavoro – nel Piano d’azione del PEDS, di garantire un monitoraggio misurabile e di adattare la legislazione del lavoro alle sfide della digitalizzazione, dell’intelligenza artificiale e dell’allungamento della vita lavorativa.
Molti interventi hanno ribadito che la contrattazione collettiva e il dialogo sociale devono essere al centro di qualsiasi iniziativa, sottolineando che i partner sociali conoscono meglio di chiunque altro la realtà dei luoghi di lavoro. Altri hanno richiamato l’attenzione sul fatto che molte persone – in particolare le donne – restano escluse dal mercato del lavoro a causa delle responsabilità di cura, rendendo essenziale un aumento degli investimenti in servizi accessibili e sostenibili di assistenza a lungo termine e di cura all’infanzia.
Nel panel sulla costruzione di luoghi di lavoro equi e sull’equilibrio vita-lavoro, è stato sottolineato che migliorare la conciliazione vita-lavoro è sia un imperativo economico che una questione di giustizia sociale, in particolare per ridurre le disuguaglianze di genere e facilitare l’inserimento delle giovani generazioni nel mercato del lavoro. Dubravka Šuica, commissaria europea, ha evidenziato che queste questioni sono strettamente legate alle tendenze demografiche dell’UE e che è irrealistico affrontare invecchiamento e bassa natalità senza importanti investimenti nell’assistenza.
Lina Gálvez, eurodeputata, ha insistito sulla piena attuazione della direttiva sull’equilibrio vita-lavoro, ancora incompleta, e ha sostenuto la necessità di un vero Patto europeo per il care. Ha chiesto valutazioni ex ante ed ex post delle politiche esistenti, nonché una revisione dei congedi di maternità e paternità per garantire una più equa condivisione delle responsabilità di cura.
L’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) ha ricordato che l’economia della cura è la pietra angolare di un’economia resiliente. L’assistenza, ben lontana dall’essere un “lusso”, richiede investimenti pubblici e privati ma può generare milioni di nuovi posti di lavoro di qualità nell’UE. Infine, Inês Domingos, segretaria di Stato portoghese per gli Affari europei, ha sottolineato che lavori migliori – con retribuzione equa, ambienti sicuri e attenzione alla salute mentale – sono essenziali per attrarre e trattenere i lavoratori in un contesto di grandi cambiamenti demografici.
Il Forum ha riaffermato che competitività ed equità non sono due agende separate, ma un’unica priorità, che richiede investimenti strutturali nell’economia della cura e il pieno riconoscimento del suo valore sociale ed economico.
EFFE accoglie con favore il riconoscimento da parte del Forum dell’importanza del care, della qualità del lavoro e del dialogo sociale come pilastri di un’Europa competitiva e sociale. Tuttavia, la nostra federazione sottolinea che il settore dell’assistenza domiciliare resta troppo colpito dal lavoro non dichiarato, che genera precarietà, perdite fiscali e difficoltà per le famiglie nell’accesso ai servizi. È quindi urgente formalizzare e rendere sostenibile il settore.
Per EFFE, la qualità del lavoro deve basarsi su una retribuzione adeguata, condizioni di lavoro dignitose, parità di genere, accesso alla formazione e un giusto equilibrio tra vita professionale e vita privata. Per questo partecipiamo attivamente alla costruzione della Roadmap per lavori di qualità, chiedendo un dialogo sociale più forte, un riconoscimento formale del ruolo economico e sociale del settore e l’adozione di meccanismi di solvibilità sostenibili.
Per sostenere questa visione, EFFE ha sviluppato Dom&Care Value, un innovativo simulatore economico che valuta l’impatto dei meccanismi di solvibilità nel settore dell’assistenza domiciliare. Lo strumento dimostra che un euro investito nel lavoro dichiarato genera un ritorno socio-fiscale positivo per lo Stato. Permette inoltre di testare diversi scenari politici, come l’adeguamento dei sussidi all’occupazione diretta, e di mettere in luce sia i benefici economici diretti (tasse, contributi) sia quelli indiretti (rientro al lavoro degli assistenti informali).
Dom&Care Value va oltre l’analisi economica: è una vera leva strategica per progettare politiche sociali efficaci, sostenere le famiglie e affrontare le sfide dell’invecchiamento e della cura all’infanzia. Riflette pienamente il messaggio della Dichiarazione di Porto: la spesa sociale non è un costo, ma un investimento cruciale per la prosperità dell’UE.
Il Forum Sociale di Porto 2025 ha confermato che il futuro dell’Unione dipende dall’equilibrio tra competitività e giustizia sociale. Le sfide dell’invecchiamento, del sostegno alle famiglie, della digitalizzazione e della mobilità del lavoro non possono essere affrontate senza mettere la qualità del lavoro al centro.
Partecipando attivamente a Porto, EFFE ha riaffermato il proprio impegno a difendere il lavoro atipico, a promuovere l’assistenza a lungo termine e i servizi di cura all’infanzia come pilastri di un’Europa inclusiva, e a fornire ai decisori strumenti concreti come Dom&Care Value per dimostrare che la spesa sociale è un investimento redditizio per la prosperità dell’UE.
Ora auspichiamo che le questioni emerse al Forum vengano integrate nel Quality Jobs Act, annunciato dalla presidente della Commissione europea nel suo discorso sullo stato dell’Unione. Questa iniziativa, che mira a garantire lavori di qualità e correttamente retribuiti in risposta all’aumento del costo della vita e alla crescente precarietà, dovrà proporre misure ambiziose per rafforzare il dialogo sociale, la contrattazione collettiva e la protezione dei lavoratori nell’economia digitale e nelle transizioni in corso.